il Counseling Filosofico

Uomo e Natura 2005Una volta Frida Kahlo ha detto: “È necessario che le nuvole fuoriescano anche dalla cornice. Tutto sempre esce da se stessi: il sangue, le lacrime, le nuvole, la vita stessa”. Anche il senso fuoriesce da noi; esso infatti è oltre noi a partire da noi. È il nostro domandare.
La ricerca del senso ha molto a che fare con la filosofia, anzi, essa più propriamente è filosofia. Anche quando si cerca di dare un significato alla natura, al mondo, a noi stessi, lo si fa con la filosofia; ed è sempre il tentativo di cercare un posto nella vita. Ogni domanda, infatti, scaturisce dalla meraviglia provocata dal non sapere.
Il continuo interrogare, dalle cose più alte alle cose di ogni giorno, indica mano a mano la strada da seguire, le nostre coordinate di esistenza. Alcune domande possono trovare risposta immediata, altre nel corso della vita, altre non la troveranno mai: è la normale e necessaria condizione di ogni essere umano sulla terra.
È però quando una persona si domanda «Che senso ha tutto questo?» che sorge il problema, che si palesa lo scacco. Quando ogni direzione sembra preclusa, quando tutti gli interrogativi cadono nel vuoto, allora il passo della vita si ferma. Neppure il nostro trascorso, la nostra strada lastricata di scelte, ci aiuta a ritrovare il varco delle possibilità nella congestione dell’esistenza.
Allora è qui, in queste situazioni, che la filosofia deve passare da naturale ed istintivo modo di vivere a consapevole pratica di sostegno per l’individuo. Tale pratica è il dialogo filosofico: filosofia della cura e pratica filosofica vengono a coincidere e confluire in esso.


Che cos’è il Counseling Filosofico?

Il Counseling Filosofico è una relazione d’aiuto che si caratterizza per la sollecitazione e l’utilizzo delle risorse insite nell’individuo come punto di forza su cui far leva per analizzare ed affrontare i momenti di difficoltà, di scelta o di disagio della persona medesima.

Tale disciplina può trovare applicazione in una pluralità di contesti (privato, scolastico, aziendale, sanitario, ecc) e, a seconda delle necessità, avvalersi sia di setting individuali sia di setting di gruppo.

– Il setting individuale si declina nella forma del colloquio a due e si propone di chiarire e sciogliere situazioni di crisi contingenti quali possono essere una scelta problematica, l’orientamento e/o la rimotivazione nel lavoro o negli studi, la difficoltà nella gestione di talune situazioni relazionali (private o lavorative), la perdita di senso che può investire alcuni momenti dell’esistenza o il malessere che può palesarsi di fronte al cambiamento nelle sue molteplici manifestazioni.

– Il setting di gruppo, invece, si declina nella forma di un dialogo plurimo nel quale il Counselor diventa il ricettacolo e il mediatore, sia concettuale sia relazionale, di ciò che emerge dai partecipanti in merito ad una tematica specifica, percepita come rilevante e sensibile, stabilita preliminarmente con il gruppo medesimo; il tutto al fine di approdare ad una visione condivisa, quanto maggiormente possibile, dell’argomento in questione.

 

Perché Counseling “Filosofico”?

Il Counseling Filosofico si basa sul principio di fondo secondo cui la relazione che si instaura tra Counselor e consultante (o Counselor e gruppo) non debba in alcun modo essere direttiva delle azioni, delle decisioni e delle opinioni della persona né, d’altra parte, essere interpretativa del suo vissuto.

Da ciò segue l’atteggiamento fondamentale del Counselor, che si esplica nell’ascolto attivo, ovvero nella disposizione all’accoglienza priva di pregiudizi dell’altro e del suo linguaggio verbale e corporeo.

Tale atteggiamento rende il professionista particolarmente ricettivo verso le scelte lessicali dell’individuo, potendo così cogliere sfumature di significato, contraddizioni o punti critici rilevanti.

In questa specifica dinamica di ascolto empatico si inserisce ciò che di peculiare apporta la filosofia: l’attenzione al linguaggio. L’identità della filosofia, infatti, sta nel percepire il dato di realtà e nell’accoglierlo per come si dà: compito del Counselor è cercare di imparare la lingua dell’altro, al fine di poter raggiungere un terreno comune per interrogare le sue stesse parole, con le sue stesse parole, a partire dalle sue stesse parole. Egli, quindi, utilizza l’arte della domanda a beneficio della persona (o delle persone nel caso del gruppo), poiché non basta stare in silenzio per saper ascoltare veramente.

Questo comporta il rovesciamento dell’idea di dialogo cui siamo abituati, nel quale è sempre una domanda a dare il via all’interazione e nel quale, di norma, segue una risposta di contenuto (informativa) o di azione (performativa). Diametralmente opposto, invece, è il dialogo filosofico, dove la domanda non può esistere se prima non si è prestato ascolto all’altro: sono le sue scelte verbali, le sue immagini e le sue espressioni corporee che generano la domanda del Counselor. È questo il motivo per cui le redini del dialogo non rimangono in mano al professionista, ma al consultante: vissuto, linguaggio e significati sono soltanto e assolutamente suoi.

 

Chi è il counselor filosofico?

Il counselor filosofico, dunque, è un facilitatore del pensiero: serve da catalizzatore, da focalizzatore e da specchio alla persona o alle persone che si trova davanti le quali, tramite il dialogo filosofico, possono guadagnare una nuova ed inesplorata prospettiva su ciò che stanno vivendo.

In sintesi: Il Counseling Filosofico è un processo di chiarimento dell’orizzonte dei propri valori, del proprio senso e del proprio vissuto fatto di ascolto e di auto interrogazione.